Neipperg, analisi di un cavalierato


 


A Milano, nella cornice d'imposta che dall'Arco della Pace del Castello Sforzesco guarda verso Corso Sempione, un bassorilievo raffigura l'ingresso in città nel 1815 delle truppe dell'imperatore d'Austria Francesco I: è il momento del trionfo, in cui si festeggia la Restaurazione post-napoleonica. Alcuni soldati precedono con scuri in spalla, a questi seguono tubatori e - più elevata - la Fama che spiega le ali. A terra un piccolo Genio con il simbolo della forza. Infine, accompagnato da soldati con aste, trofei e bandiere, compare a cavallo il Generale delle truppe austriache: è il tedesco Adam Albert del casato di Neipperg e conte di Schwaigern sul Lein, nella regione a nord di Stoccarda.



E' un triste momento per Milano e l'Europa, mentre per gli Austriaci si tratta del ritorno alla normalità dopo la 'pausa' napoleonica. 

Per il conte di Neipperg – che lì sembra l'emblema del trionfo asburgico – quel momento significa invece tutt'altra cosa: esso è la garanzia di cui egli ha estremamente bisogno per la soppravvivenza della sua casata e del suo Burg.


Neipperg

Delle origini del nome, del Burg e dei primi occupanti di quello che oggi è il borgo di Neipperg - situato tra medio Neckar, Zaber e Lein - non si sa assolutamente nulla.

A questo punto l'unico aggancio si può avere attraverso il nome Neipperg palesemente formato dalle sillabe-base della lingua originaria dei Germani, NEID e PERG: NEID sta per 'niedrig', basso; e 'PERG'/Berg per monte. Un 'monte basso', dunque, che in quanto monte dava a chi vi risiedeva la sicurezza di non essere colto all'improvviso dal nemico, ma che essendo basso permetteva anche di scendere rapidamente a valle in caso di attacchi di nemici o malintenzionati. Non solo: quel 'NEID' dà l'idea di un 'sich niederlassen', ovvero di un dolce 'metter radici' dopo il lungo peregrinare delle grandi migrazioni.

Ora, tenuto conto del fatto che i primi occupanti dei territori romani a ovest del Limes meridionale tra il medio Reno e il medio Neckar furono gli Alemanni (256 d.C.- 496d.C.), si può pensare che un principe alemanno possa aver scelto come sua sede quell'altura in una zona già particolarmente apprezzata dai Romani. Ne fanno fede sia i resti alemanni trovati al Rosenberg di Heilbronn sulla riva destra del Neckar, sia i pregevoli lavori in metallo rinvenuti nel cimitero alemanno di Heilbronn-Böckingen, sulla sponda opposta del fiume.

Il 'Burg' di Neipperg.

Questa premessa – non facile da recuperare da un passato avaro di documentazioni – può aiutare a capire il perchè di un borgo cavalleresco dalla conformazione praticamente inspiegabile. Da fuori esso sembra infatti un borgo con due torri, mentre si tratta di due realtà ben distinte per struttura, tipologia di costruzione, scopo, epoca. Per questo ognuna delle torri sembra reclamare per sè il diritto prioritario ad essere ammirata e apprezzata per il contributo di storia e bellezza dato alla regione e al borgo stesso. Perchè, se anche la loro funzione originaria si è spenta, esse però stanno ancora lì, come fari che ci fanno luce in un difficile cammino a ritroso attraverso la storia. Quella cioè che possiamo ormai solo immaginare, come sempre è quando l'uomo - distratto dalle vicessitudini della vita - lascia solo al lavoro manuale e non alla penna il compito di segnalare ai posteri il suo passaggio.

Ma le torri di Neipperg sono più che costruzioni, perchè appaiono da subito come frutto di politica arguta e arte raffinata, che al contempo le accomuna e le fa distinguere nettamente l'una dall'altra, aiutandoci a scandagliare nella storia di questo Burg, che certo 'unitario' e univoco non fu mai.

Il 'Bergfried' o torre salica

La torre più antica si trova sulla parte occidentale, ovvero quella più bassa del plateau. Secondo quello che si può riconoscere da un dipinto del Libro della forestale di Brackenheim del 1684, essa si trovava all'interno di un villaggio, chiuso da una cinta muraria lungo la quale si trovavano edifici adibiti a uso abitativo e lavorativo come la stalla, la fucìna, il forno, il caseificio, il magazzino, il tessificio e quant'altro. Col che si può già parlare di Bergfried, cioè della torre amministrativa – atta al controllo della zona circostante, soprattutto boschi e strade – inserita nel preesistente villaggio solo nell'XI secolo, ovvero almeno sei secoli dopo l'arrivo dei primi germani, alemanni o franchi che fossero. Il Bergfried offriva però - con l'entrata a dieci metri di altezza sulla parete a sud-est e l'uscita (Abtritt) a nord-est, una base di 72 mq circa (9m x 7,90m) per un'altezza di oltre 20 m e uno spessore dei muri di ben 2,50m - solo una dozzina di mq per piano e quindi, anche con la poca caduta di luce, abitabilità per una sola persona, che doveva essere il signore del villaggio, visto che secondo l'uso fattone dai nobili in quel tempo la torre doveva soprattutto dare visibilità. E che presumibilmente dovesse trattarsi di un cavaliere ce lo dice il fatto che proprio quello fu il tempo in cui si formö il cavalierato.

Somit hatte er nicht nur die Kontrolle über das herumstehende Gebiet, sondern auch die Visibilität, wonach in der zweiten Hälfte des 11.Jhs. auch der Hochadel – im Streit mit dem Kaiser – strebte. Das war aber nur möglich, wenn der Dorfherr bereits zu dem RITTERTUM gehörte, der in der ersten Hälfte des Jahrhunderts gebildet worden war.

Il cavalierato

Fino ad allora c'erano stati solo i Ritandi, cioè i nobili a cavallo, i soli che potessero avere e usare armi e cavalli, in quanto discendenti dell'Odal,eredità dei padri. Il 'cavalierato' (Rittertum) si formerà solo agli inizi dell'XI sec., ovvero quando l'imperatore Konrad II (1027-'39) prenderà una decisione epocale contro la nobiltà e a favore di 'non liberi' (Unfreie) onesti e leali da lui prescelti. Definitivamente infastidito dall'atteggiamento della nobiltà germanica che - a differenza di quella franco-merovingia e carolingia alla sinistra del Reno - non aveva mai voluto sostenere la corona e anzi ormai la boicottava, Konrad II aveva voluto affidare inaspettatamente il controllo e l'amministrazione di territori ('Vogts'), giustizia, difesa e finanza non più agli aristocratici, bensì a non nobili „homines ligii“, che nominò „ministeriales regni“, servitori della corona. Se il passo compiuto dall'imperatore fu una vera tragedia per la nobiltà germanica, per chi invece- non essendo nato 'libero', cioè erede delle tradizioni e dei beni lasciati dai padri (l'Odal) - era condannato per sempre alla servitù e all'anonimato, fu una vera manna. Soprattutto i cavalieri dimostrarono la loro gratitudine fino a lasciar la vita per il loro principe. Essi seppero mostrare sul campo tanta generosa combattività da finir ben presto con l'entusiasmare le masse e ispirare la fantasia dei poeti dell'epoca. E infatti dal 1060 essi usarono sempre più spesso la parola 'cavaliere': 28 volte tra il 1060 e il 1150, cioè subito dopo la Seconda Crociata, a cui parteciparono per la prima volta anche i tedeschi con Konrad III; 150 volte tra il 1150 e il 1180, all'epoca del Barbarossa; e oltre 6000 volte nei 70 anni successivi, fino al 1250! La fama dei cavalieri crebbe così velocemente, che gli stessi nobili finirono col desiderare di farne parte e di farsi chiamare così. Persino le antiche casate, che si erano viste depauperate di importanti poteri e ritenevano che i ministeriali fossero esseri ìnfidi, che volevano far carriera e diventare nobili sposando le loro figlie, cominciarono già nell'XI sec. a riflettere sulla possibilità di procurarsi essi stessi dei cavalieri. E cominciarono proprio togliendo all'imperatore i ministeriali che egli aveva ingaggiato per rafforzare la corona, ma che vivevano perlopiù sui latifondi dei nobili, suoi nemici.

Il Kraichgau, dove i Cavalieri di Neipperg ricevettero il loro 'Burg', divenne la regione cavalleresca per eccellenza. In questo distretto amministrativo dei Carolingi (VIII secolo) - che si estendeva da Mannheim ad Heilbronn, cioè dal Reno al medio Neckar - la dipendenza della nobiltà dai cavalieri era ancora più forte. Queste signorie non si trovavano all'interno ma all'esterno del Kraichgau, per cui questo era "nell'ambito dell'interesse di diversi territori principeschi", come ha rilevato Lotte Kurras. Per questo motivo sono stati richiesti amministratori particolarmente affidabili e indipendenti. Ciò non era più possibile già nel corso del XII secolo: soprattutto col Barbarossa, che diverrà imperatore nel 1155 soprattutto con l'aiuto dei cavalieri che aveva investito in massa del titolo ma praticamente mai conosciuto di persona.

La 'carriera' dei cavalieri.

Già la seconda metà dell'XI sec. aveva visto i cavalieri migliori fare un'insperata carriera. Dopodichè ci fu una vera e propria impennata, a cominciare dall'attribuzione di un borgo cavalleresco ('Ritterburg'), foss'anche di modeste proporzioni, e che i cavalieri provvidero da subito a far ereditare ai figli, sottraendoli così ai nobili come questi avevano già fatto col re! E come i nobili non mancarono di accapparrarsi anche il diritto di assumere il nome dell'altura su cui si trovava il loro Burg, facendolo precedere da un 'von'. Ma mentre i nobili con quest'ultima iniziativa avevano voluto sottolineare i loro privilegi nobiliari e attraverso il nome facilitare le presentazioni in società che l'uso di emblemi sempre più complicati da decifrare rendeva quasi impossibile, i cavalieri titolari di un Burg avevano voluto uscire col nome dall'anonimità e distinguersi con la torre dalla massa dei loro sudditi. E l'aristocrazia – dato il momento difficile che stava attraversando e per il bisogno che aveva del sostegno di fidi e combattivi cavalieri – non aveva potuto né voluto fermarli. Anzi, sapendo che alla loro morte i loro fidi sarebbero dovuti dipendere da altri signori, cominciarono non solo a distribuire borghi ma persino a concedere loro emblemi, che li rendeva liberi di scegliere il signore per cui combattere.

Così vediamo effettivamente i cavalieri di Neipperg nel 1080 nel torneo di Augsburg (riportato nel 16.sec. nel „Gemminger Buch“) con l'ENBLEMA portante tre anelli d'oro in 'due a uno' su sfondo rosso, lo stesso che si trova al portale d'ingresso del Wohnturm, la torre orientale e più 'giovane' del plateau di Neipperg. MA PERCHE' PRENDERE A SIMBOLO UN ANELLO?

L'anello

Per la nobiltà germanica l'anello era ben più di un monile: esso era simbolo di contratto ('Vadium'), tant'è che il senato germanico, il 'Thing', quando eleggeva il nuovo re in base alle preferenze dei guerrieri, perchè conducesse il popolo verso la conquista di nuovi territori, gli consegnava un anello a simbolo del suo pegno e impegno nei confronti del suo popolo. Lo stesso significato assumerà più tardi l'anello papale, che verrà ereditato di Papa in Papa, iniziando proprio dai primi Papi, quelli di origine germanica.

Premesso che probabilmente al tempo delle grandi migrazioni si trattava di un anello da braccio, del tipo dei 356 anelli di bronzo alemanni del IV-III sec. a.C., trovati a Smederup in Danimarca, chi a sua volta riceveva dal re un anello - o anche solo una parte di esso - si distingueva automaticamente dalla massa dei guerrieri, diventava 'vornehm', distinto. Il valore dell'anello lo spiega però al meglio lo stato d'animo con cui quegli uomini altrimenti abituati a tutto lo ricevevano nella 'Königshalle', la sala reale, direttamente dal re. Così descrive W. Grönbech quelle emozioni:“Nel momento in cui un uomo sente al braccio l'anello ... si sente scorrere dentro l'onore del re, i suoi avi, i suoi fini, il suo orgoglio...”. I Romani ne rimasero talmente colpiti da usarlo come fede nuziale ( 'Brautring')!

Nel suo 'Il cavalierato' ('Das Rittertum') Maurice Keen spiega che i blasoni potevano anche essere usati per mantenere il ricordo di un avvenimento storico o di uno specifico episodio. Ed effettivamente un EPISODIO strettamente collegato ad un ANELLO regale si verificò alla metà dell'11.sec.- nel 1057 – cioè proprio quando il cavalierato di prima generazione si era stabilizzato e cominciava ad essere ripagato dai nobili per la loro dedizione con propri emblemi. In quell'anno infatti ci fu una disputa feroce tra uno dei principi più potenti e influenti con la vedova dell'imperatore Heinrich III, che non volle riconoscere Berthold II von Zähringen come futuro duca di Svevia, nonostante egli avesse ricevuto dal defunto imperatore il suo anello a garanzia di quella successione. La maggioranza dei principi e baroni del sud Germania appoggiarono gli Zähringer, che esattamente un secolo dopo, nel 1157, fondarono in Svevia una città - Freiburg in Uechtland nel cui emblema misero stranamente un anello da cui usciva la città come l'Araba Fenice dalle sue ceneri. E questo fa pensare che anche i cavalieri al servizio degli Zähringer o dei loro amici, dovendo scegliere un simbolo per il loro blasone, si fossero decisi per l'anello dell'imperatore, che dando legittimità alle pretese degli Zähringer ne dava anche a loro che aspiravano non più solo a distinguersi dalle masse ma anche ad entrare per merito nell'àmbito della nobiltà. E infatti il numero degli anelli - tre – nell'antica araldica significava che il capo della dinastia aveva avuto un rapporto particolare con un anello specifico: uno che trasmettesse allora potere come oggi storia e che nella sua regalità desse legittimità d'esistere anche a chi come i cavalieri stava subentrando per merito alla classe nobiliare erede dell'Odal.

Per questo non stupisce che effettivamente oltre agli stessi signori di Neipperg anche altri cavalieri, che erano più o meno direttamente al servizio degli Zähringer, scelsero l'anello come simbolo. Ovvero:

1.nel Kraichgau a nord di Neipperg:

  • i conti amministrativi dei Calwer a Böckingen con il triplice anello in posizione di due a uno come nello stendardo dei cavalieri di Neipperg, ma con colori diversi;

  • i cavalieri di Fürfeld con tre anelli concentrici;

  • i cavalieri di Berwangen con tre anelli posizionati trasversalmente da sinistra a destra ('rechtsschräg') come nel vessillo dei signori di Weiler, che avevano anche diritti su Böckingen, e dei signori di Baden, che erano una derivazionedella casata degli Zähringer, al cui servizio si trovavano appunto alcuni membri della famiglia di Berwangen;

2.nell'allora germanica Toscana:

      • i Cerchi di Acone

      • i Velluti di Prato

      • Pèrgine in Valdarno

A Neipperg lo stemma più antico si trova all'entrata della casa-torre, costruita sulla parte orientale e più elevata del pianoro di Neipperg.

Il Wohnturm di Neipperg

La casa-torre di Neipperg, con una base di 9,95 per 9,75 metri e lo spessore medio dei muri intorno a 1,95 metri, pur offrendo ad ogni piano una superficie abitabile di 36 mq circa, cioè ben due terzi in più della torre amministrativa (Bergfried), non rispondeva però affatto ai canoni di sicurezza propri di una torre abitabile:
perfino l'entrata - un portone ad arco, aperto e con lo stemma di famiglia in bassorilievo - voleva essere più rappresentativo che protettivo; e se si considera che solo dal 1302 si cominciò a costruirvi intorno degli edifici, allora se ne può definitivamente dedurre che lì per oltre un secolo non si potè neppure ospitare nobili che col loro sèguito avessero voluto andare a caccia nel bosco sottostante. Il che fu un vero peccato, perchè essa si presenta da subito come un'opera architettonica pensata e soprattutto curata in ogni particolare e quindi da subito degna di visite altolocate.
E' questa quantomeno l'impressione che trasmettono sia le pietre sapientemente levigate ('Quader') sia le finestre bifore finemente decorate e rivolte a ovest a illuminare quella 'sala dei cavalieri' ('Rittersaal') resa raffinata dal candido e fragile caminetto romanico. In quest'ottica lo stesso portone d'ingresso completamente aperto e col bassorilievo dello stemma di famiglia assume un significato particolare, in quanto sembra voler portare l'attenzione sia sul passato glorioso dei signori di Neipperg sia sulla loro lungimirante politica.

Ma perchè darsi tanta pena in un periodo storico in cui persino i nobili scendevano dalle loro roccaforti per far parte della ormai fiorente vita cittadina?

Ad una più attenta analisi tre sono i messaggi che vengono da questa torre:

  1. la mancanza di sicurezza ci dice che essa non fu mai pensata come luogo atto ad ospitare nobili o addirittura regnanti, che avessero voluto dedicarsi alla caccia in quella località boschiva e ben curata;

  2. la cura dei particolari ci dice che la sua costruzione fu affidata a veri artisti, che per le loro particolari e anche innovative capacità dovevano essere difficili da onorare ma anche da reperire;

  3. l'altezza ci dice che essa risale alla prima metà del 13.sec., a quando cioè è stata datata archeologicamente la torre, perchè i suoi 26 m corrispondono alle 30 braccia imposte dalla potente borghesia toscana – a Volterra 1207 e a Firenze 1250 – proprio in quei decenni, per impedire ai nobili di svettare trionfalmente verso l'alto con torri di ben 50m d'altezza! E dato che non può trattarsi solo d'un caso, è lecito supporre che i signori di Neipperg fossero d'accordo coi cambiamenti voluti dall'alta borghesia: dopotutto si trattava dell'altro ceto sociale formatosi nell'11 sec. parallelamente al cavalierato, quando i non-liberi della gleba, approfittando della lite dei nobili con l'imperatore, erano fuggiti nelle città abbandonate e le avevano rese ricche e potenti col loro lavoro.

Nell'insieme si ha però l'impressione che la casa-torre di Neipperg non sia sorta per necessità di tipo logistico o rappresentativo, bensì in conseguenza di un evento eccezionale, di una causa che abbia indotto alla costruzione di un edificio non utilizzabile come una casa-torre ma che fosse prestigioso e visibile come lo erano state le roccaforti dei nobili al tempo di Konrad II.

A questo punto è però inevitabile la domanda: chi e perchè avrebbe finanziato un'impresa simile nel primo quarto del XIII sec., considerato che i cavalieri di Neipperg ebbero sempre problemi economici e per questo poterono costruirsi un palazzo rappresentativo a Schwaigern solo nel XIX sec.?

Ebbene, la storia ci viene di nuovo in aiuto, perchè proprio agli inizi del XIII sec. erano impegnati nel non lontano monastero cistercense di Maulbronn i rinomati artisti-scultori dell''Uebergangskunst', 'arte di transito' di Laon, che a cavallo tra il XII e il XIII sec. seppero coniugare lo stile romanico-benedettino con quello innovativo gotico del nord Europa. Intorno al 1210 venivano edificate l'ala sud della “Croce”, entrambe le sale della mensa, come anche la chiesa nuova con l'entrata simile a quella di S.Eustachio di Gerusalemme – il cosiddetto 'Paradiso'- dove si raccoglievano pellegrini, penitenti e fuggiaschi. Si tratta di un complesso architettonico che per il suo stile particolare nel 1993 divenne patrimonio dell'UNESCO. Che tali artisti, come il Mastro Bohnensack, fossero stati ingaggiati dai Cistercensi di Maulbronn non era di per sé nulla di strano, visto che il padre fondatore apparteneva a una potente famiglia francese ed essi erano diventati praticamente gli architetti dei chiostri cistercensi anche nell'est europeo, per cui la loro fu definita anche 'arte sacra'.

Johannes von Neipperg

Per noi è però più interessante capire come siano finiti a lavorare sul plateau di Neipperg nel decennio successivo per realizzare uno dei rarissimi edifici non sacrali. Perchè senz'altro tanto ci volle per la costruzione della casa-torre.

Ebbene, per quanto sembri strano, proprio nel periodo dei lavori al chiostro di Maulbronn pare che l'abate fosse stato nientemeno che Johannes von Neipperg. Il quale venne ucciso nel 1212, praticamente a lavori compiuti, nella vicina Weissach e cioè nei pressi della chiesa donata nel 1150 dal conte Egino di Vaihingen sull'Enz al suo monastero.

Chi si trovasse a Weissach, antica cittadina del Kraichgau, e andasse a visitarne la chiesa cattolica, troverebbe su uno dei marciapiedi che la costeggiano una piccola croce in pietra, l'ABTSTEIN, in cui sono scolpite, oltre ad un bastone vescovile, una data – il 1212 – e le iniziali di una località: MB come 'Maulbronn'. 
Questa croce e la storia dell'uccisione di un Johannes von Neipperg, abate dell'abbazia cistercense di Maulbronn, tramandata oralmente per generazioni, indussero sia l'Oberamt – l''Alto Ufficio' - di Vaihingen sia la chiesa cattolica di Weissach a mettere nel XVI sec. nero su bianco un pezzo di storia della regione, che altrimenti sarebbe andata perduta. Così, come nel caso del 'Gemminger Buch', si salvò nel XVI sec. un altro pezzo della storia dei cavalieri di Neipperg, che altrimenti sarebbe andata perduta. Si legge infatti nel rapporto dell'allora 'Alto Ufficio' di Vaihingen: „...in questo posto secondo la tradizione popolare un abate dichiarato 'uccel di bosco', Johannes von Maulbronn, venne ucciso dai Weissacher nell'anno 1212, evento che viene ricordato in questo Registro nel 1511“.  Ed è grazie a quel 'al cui posto' che si capisce che la croce venne posta proprio lì, dove l'abate Johannes era stato ucciso venne ucciso, e dove ancora oggi si trova.

Ma l'Abtstein non è il solo testimone 'muto' di quell'avvenimento: in seguito all'omicidio di Johannes, i Weissacher vennero condannati al pagamento di un pesante risarcimento - l'ABTSGULDEN - alla casata di Neipperg. Secondo l'antico diritto nobiliare, certo ormai acquisito anche dai cavalieri elevati grazie al Burg e allo stemma a nobiltà minore, qualunque malefatto avesse compiuto Johannes von Neipperg nessuno all'infuori della sua famiglia aveva il diritto di punirlo: era la vendetta ('Rache'), che l'offeso si aspettava ma non poteva compiere personalmente. Se dunque Johannes aveva offeso qualcuno, doveva essere processato e punito dalla propria famiglia e non dai Weissacher. Sulla vendetta della famiglia, che era stata messa in una situazione sgradevole agli occhi di tutti, contavano gli offesi e poteva essere portata in casi gravissimi all'estremo, ovvero all'esclusione dalla Sippe stessa, a diventare cioè 'uccel di bosco' ('Vogelfrei'). Il che equivaleva a 'Sippentod', morte dalla propria gente, considerata peggiore della morte fisica, perchè venivano meno identità, rispetto, protezione. E i Romani lo avevano imparato a proprie spese, dato che i Germani presi prigionieri preferivano morire che vivere separati dalla loro gente. Ma se così era, perchè Johannes venne ucciso e non semplicemente lasciato andare? Probabilmente perchè tutto questo all'inizio del XIII sec. non era più usuale e a condannare a morte Johannes non fu una sua improbabile colpa ma l'improvvisa presa di coscienza da parte dei Weissacher di essersi resi colpevoli di fronte all'antica legge della 'vendetta'. Forse fu persino Johannes stesso a far improvvidamente presente che la sua Sippe non era l'Ordine dei Cistercensi ma la casata di Neipperg! D'altro canto fino all'omicidio potrebbe essersi trattato solo di una farsa, per eliminare non l'uomo ma l'abate Johannes, in modo da far posto ad un altro, potentissimo prelato, con cui egli aveva avuto un'annosa disputa. E quindi, per non essere condannati a loro volta e mettere tutto a tacere, si decise di eliminare Johannes fisicamente. L'avvenimento sarebbe certo caduto nell'oblio, se il popolo non ne avesse raccontato per generazioni, fino a essere riportato nel XVI sec. nei Registri ufficiali e se ai Weissacher non fosse rimasta l'onta e l'onere di un risarcimento sine die (Abtsgulden). 

Sei secoli dopo - nel 1819 - sarà incredibilmente proprio l'Abtsgulden a salvare la dinastia e il Burg di Neipperg. E così anche Johannes, seppur indirettamente, contribuì - come d'altronde per secoli tutti i componenti della famiglia, eredi e non – a mantenere Neipperg nelle mani della sua casata.

I monaci di Maulbronn

In questo contesto non si può non prendere in considerazione la reazione dei miti monaci Cistercensi di Maulbronn, se non altro perchè il loro Monastero, fondato da Bernard de Clairveaux nel 1147, era stato innalzato con un lavoro di ben cinquant'anni dai monaci stessi, i “poveri di Cristo” e proprio quando finalmente, intorno al 1210, avevano potuto chiamare i famosi artisti di Laon per rifinirlo, ecco che veniva ucciso il loro abate, membro oltretutto di una casata del luogo.

A ciò deve essersi aggiunta la certezza, che l'Abtsgulden imposto a Weissach da solo non potesse assolutamente riparare la perdita e l'offesa subita dalla casata del loro priore. Oggi si parlerebbe di 'perdita d'immagine' e può diventare molto cara a chi l'ha causata. Non è escluso dunque che, non potendosi arrivare ad una riconciliazione anche a posteriori tra le parti, i monaci abbiano cercato di renderle l'onorabilità nel modo più visibile e più sobrio possibile. E cosa poteva esserci di meglio che immortalarla con una costruzione in pietra progettata ed eseguita da quegli artisti che essi avevano potuto attirare a Maulbronn grazie alla ricca e potente famiglia franca del loro fondatore? 

In quest'ottica la casa-torre di Neipperg può essere interpretata come il riconoscimento da parte dei monaci ma anche degli artisti dell'altezza morale. dell'abnegazione e della modernità, che avrebbero effettivamente portato il casato di Neipperg a diventare millenario


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