Elio Piccinini e il fluido energico della compassione

Per il 50° dalla sua morte


Elio Piccinini nacque il 17.06.1902 a Dosso di Pieve di Cento, in quel di Ferrara, e morì a Imola il 16 marzo 1966. Intuì di avere un potere speciale nelle mani nel 1935, quando, mettendole in avanti per difendersi da un cane poliziotto, quest'ultimo con grande stupore degli stessi istruttori s'ammansì fino a leccargliele. «Lì per lì non seppi spiegarmi bene l'accaduto, e forse solo nel subcosciente cominciai a sentire che c'era in me un fluido capace di operare qualcosa di non comune. Continuai perciò la mia vecchia professione d'insegnante di educazione fisica, senza approfondirmi nel campo che la Provvidenza mi aveva riservato. Qualche anno dopo, però – e precisamente nel 1939 – il bambino di un mio caro amico si ammalò gravemente e, fra la disperazione dei genitori, stava per morire. Non si attendeva che la fine e io, che mi trovavo al cappezzale del piccolo infermo, mosso solo da un senso di affetto e di pietà, cominciai ad accarezzargli la fronte. Dopo qualche minuto il bambino aprì gli occhi e riprese a parlare. L'indomani era guarito completamente.» (1)

Dal 1939, dunque, ovvero in pieno regime fascista, egli si mise a disposizione di chiunque soffrisse, senza distinzioni e senza profitto. Inquisito dalla polizia fascista, che osservava con sospetto il suo operato, perchè provocava non desiderati assembramenti di gente, non potè essere accusato di nulla, perchè non usava medicine né si faceva pagare.

Soprattutto a questo – come anche al fatto che egli dovette sempre agire in condizioni di urgenza, spostandosi velocemente in tutta Italia – si deve la mancanza di un elenco completo delle guarigioni da lui operate. 'Il Progresso' pubblicò nel 1947 ben 24 fotografie di risanati. C'era di tutto: morbo di Pott, serpus vulgaris, pleurite, peritonite, tubercolosi, ulcera duodenale ecc. (2)

(1) Anna Lanzarotta, “L'uomo dei miracoli” in 'Domenica' del 14.12. 1947, Palermo             

(2) Il Progresso, 25 novembre 1946, pag.2

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Il 'modus operandi' di Elio Piccinini

La medianità di Elio Piccinini era, secondo Il prof. Dott. Giuseppe Stoppoloni, direttore dell'istituto di anatomia dell'Università di Camerino,“... singolare e anche rara, perchè opera senza cadere in trans...” Inoltre Stoppoloni riteneva che “... le radio onde elettromagnetiche ultra-corte che emanano dalla sua persona ...ristabiliscono l'equilibrio dei tessuti malati e quindi la guarigione è pressocchè istantanea”. (16 aprile 1947). Egli espresse altresì la sua soddisfazione per le guarigioni sintomatiche compiute da Elio Piccinini soprattutto in casi disperati e inguaribili. (27 agosto 1947). Ed in risposta ad una signora di Messina, certa Rina, che chiedeva di spiegarle le qualità taumaturgiche di Piccinini, Stoppoloni spiegava di non conoscerlo personalmente ma di sapere “... dai resoconti ricevuti, che sia uno dei più potenti guaritori mediante la forza del suo fluido vitale. Ne sto studiando cinque esistenti in Italia per farne una comparazione e credo che il risultato più favorevole riguarderà il guaritore di Dosso...” (14 luglio 1947). (1)

Il Piccinini stesso parlava in quell'anno alla giornalista Lanzarotta “... con evidente competenza di “lisi”, di poteri “antilisogeni”, di “virus” uccisi dal suo fluido, di “prana” cioè di soffio vitale, di vita universale individualizzata in un organismo... Col che lasciava capire che egli stesso si vedeva come un 'accumulatore' di 'energia tonificatrice e nello stesso tempo purificatrice', che lui trasmetteva a chi soffriva e che era atta a far riacquistare la sanità. Non di rado finiva col sentirsi egli stesso così sfinito da arrivare ad avere persino qualche minuto di cecità.” Già un anno prima, nel 1946, Piccinini aveva rivelato allo stesso quotidiano, che con l'impregnazione del suo fluido vitale nel corpo di un malato egli vi lasciava anche la sua antenna di simpatia atta a sintonizzare in qualsiasi momento ma soprattutto nel momento del massimo pericolo per la vita.(2)

Sempre nel 1947 nella rivista „Le vie dello spirito” (3) il dott. Bruno Adamo dell'Ufficio Igiene di Roma e Vicepresidente dell' I.S.F., esaminando il caso-Piccinini, ricordava come in campi scientifici quali Radiobiologia, Psicoterapia ed Elettroterapia, si cominciava ad ammettere che “...il corpo umano è un esteriorizzatore di energie, fra le quali figurano delle radiazioni speciali, costituite da correnti elettriche ad onde elettromagnetiche”. (3)

Ma sottolineava anche, che per essere un guaritore ermetico come Elio Piccinini occorre:

  1. possedere l'aura magnetica molto sviluppata

  2. essere in completo equilibrio delle proprie forze organiche ed animiche;

  3. avere dinanzi a sé un malato che accolga con amore lo sforzo d'irradiazione che il

    guaritore dirige su di lui.

Nel 1959 alla redazione della Gazzetta Padana il Piccinini stesso mostrava “… un documento rilasciatogli dal laboratorio scientifico milanese del consulente tecnico del Ministero dell'Aeronautica e perito del Tribunale, ing. Petrosellini, che comprova la emissione di onde a brevissima lunghezza dalle sue mani. Il giornalista che stese l'articolo sulla Gazzetta Padana, ebbe modo per sua stessa ammissione di leggere “…la documentazione, controfirmata da medici, sulla spettacolare remissione di una vecchia anchilosi, susseguente a una ferita in guerra di un paziente. Tra l'applicazione delle mani alla parte che denunciava un gravissimo stato di stasi sanguigna e la ripresa della funzionalità dell'arto non passarono che pochi secondi: troppo pochi perchè si possa parlare di suggestione. Evidentemente l'azione curativa non si è potuta esplicare sul tessuto organico cosi come accade sotto il controllo dell'istologo, ma ha interessato la sfera degli equilibri elettrici, che, turbati da cause esogene o endogene, si sono riassestati in seguito al passaggio delle onde emesse dalle mani del guaritore“. Col che si dimostrava che Elio Piccinini aveva a disposizione “... radiazioni particolarmente efficaci, che giungono a colpire i campi di forza bioelettrica instaurati dalla malattia”. Ed egli stesso serviva “... subito dopo da collegamento a terra per scaricare le correnti d'energia provocate dallo choc terapeutico”.

Proprio in questo contesto il Piccinini sulla Gazzetta Padana dichiarerà: «Non credo a coloro che operano i miracoli senza risentire nel proprio corpo alcun disturbo. Il mondo – e l'uomo è nel mondo – è un tessuto di equilibri: se io “sciolgo” un nodo di forza nel corpo di un paziente, debbo risentire una ripercussione nel mio corpo, che equilibrerà la corrente

liberatasi a seguito della mia stimolazione. Non si può dunque parlare di 'miracoli', ma solo

di intelligente applcazione di forze naturali dell'uomo, che solo oggi la scienza ha riconosciuto»(4).


(1)  Prof. Dott. Giuseppe Stoppoloni, Direttore dell'Istituto di Anatomia dell'Università di Camerino, STUDI SUI FENOMENI DI PICCININI ELIO. Camerino, 14.03 -14.07.1947   

(2) Anna Lanzarotta, “L'uomo dei miracoli” in 'Domenica' del 14.12. 1947, Palermo    

(3)Le vie dello Spirito”, Rivista n.11-12 Anno III, Nov.-Dic. 1947

(4) Gazzetta Padana, 8 aprile 1959, Cronache Padane, firmato c.m., p. 6


Il fluido energico della com - passione

Egli tenne dunque molto a precisare che, almeno per ciò che lo riguardava, in quello che lui faceva non c'era non solo nulla di miracoloso ma neanche nulla di 'magico', come era parso invece intendere il dr. Bruno Adamo. Perchè la magia sottintende passività, subordinazione a un potere inafferrabile e inspiegabile. Tenendo egli invece ad un rapporto attivo e cosciente col malato, preferiva dunque, eventualmente, la definizione di “antimago”.

Solo costui infatti:

  1. com-patisce il sofferente;

  2. con-divide con lui lo sforzo della guarigione;

  3. non lavora sulla suggestione, come dimostrano:

      • ...l'effetto-lampo, che l'imposizione delle sue mani radioattive provoca sul malato”: già oltre un decennio prima la stessa Lanzarotta era stata testimone a Mondella presso Trapani dell'effetto-lampo che le mani di Elio Piccinini ebbero su un undicenne di Cefalù, che continuava a ripetere 'no, no, no!' con lo sguardo assente e in preda a convulsioni. I genitori spiegarono che si trattava di crisi continue, che perduravano nel tempo e che nessuno riusciva a far cessare. Non appena invece Elio Piccinini gli mise le mani sul capo, il piccolo si calmò e dopo qualche minuto il suo sguardo si normalizzò, diventando quello vivace e intelligente proprio della sua età.

      • l' effetto a distanza, che si verificava quando veniva richiesto aiuto attraverso terzi. Eclatante fu la guarigione di un carcerato, che potè essere salvato non solo all'istante ma anche per la mediazione di un sensitivo, che captò la richiesta d'aiuto di quell'uomo. Così descrisse lo stesso Elio Piccinini alla Gazzetta l'incredibile caso: « Mi trovavo qualche anno fa a Padova e assistevo ad alcune esperienze paranormali condotte da un gruppo di medici, tra i quali il dottor Bonanno e il dott. Carando dell'Ospedale civile. Ad un tratto il medium del quale ci si serviva per gli esperimenti in parola, passò di colpo in una fase più profonda di "trance" e prese a contorcersi su se stesso, con le manifestaziori esteriori di un grande dolore e sofferenza. Il medium nel furore dei contorcimenti gridò: "Piccinini, salvami! Sono Balboni e sto in Piangipane a Ferrara". Compresi che le cure che avrei riservato al vero paziente potevano essere applicate al medium, che fungeva in quel momento da "radar psichico". Gli posai allora le mani sul ventre che sembrava essere la sede dei maggiori dolori e poco dopo vidi il medium distendersi come sotto l'effetto di un potente anestetico, sino a riacquistare una profonda serenità».

Un caso, sempre riportato dalla Gazzetta, e nel quale non potè esserci né trucco né suggestione, fu la “... guarigione di una signora della migliore società di Polesella, moglie di un notissimo dirigente locale, la quale evitò la già predestinata operazione per l'asportazione della cistifellea ripiena di grossi calcoli che le procuravano atroci sofferenze. Le mani di Piccinini ebbero anche questa volta il potere di far cessare immediatamente il dolore e in poco tempo i calcoli furono espulsi sotto forma di sabbia e il fegato riprese a funzionare normalmente, come attestarono i medici che ebbero in cura la paziente. La signora da allora gode ottima salute.” “Altro intervento di Piccinini controllato da valenti medici bolognesi fu quello di un paziente

dimesso dall' ospedale perchè la prognosi era infausta, avendo un gravìssimo e incurabile blocco bilaterale dei reni. Anche in questo caso, sotto il controllo medlco, Piccinini riuscì a riportare alle funzionalità le ghiandole renali che ripresero la loro funzione emuntoria. Il paziente ebbe salva la vita, e proprio in questi gioni fa le pratiche per sposarsi.”

La Gazzetta riferisce anche che Piccinini era “... ben felice di intervenire sotto controllo medico. Sono note infatti le relazioni scientifiche da lui presentate a importanti accademie di studi italiane ed estere, dove accanto ad un obietttvo resoconto dei fatti, egli ha potuto allegare le testimonianze di medici che avevano in cura il malato e che dopo l'intervento di Piccinini ebbero a poter constatare le rinnovate condizioni che gli organi, un tempo interessati dai più diversi processi morbosi, presentavano... “; ma che egli chiedeva anche ...di essere considerato un uomo normale, solo dotato in grado maggiore di proprietà comunque umane..


La dedizione

E una grande umanità Elio Piccinini dimostrò, spendendosi molto nel sud d'Italia e proprio negli anni più difficili dell'immediato dopoguerra: i giornali della Calabria fondati dopo l'8 settembre 1943 riferirono di miseria e fame nei paesi e nelle città calabresi. Un periodico democratico cosentino come Libertà ne fece il suo argomento centrale. Scrisse infatti Eugenio Martorelli in un articolo considerato “memorabile” perché racchiude tutta la disperazione popolare di non riuscire a ritrovare più una vita normale, lontana dagli stenti. «Si muore anche di fame, si muore di inanizione come di peste: così di colpo. Gli uomini d’improvviso, dopo aver dilatato gli occhi febbricitanti nelle orbite scavate dalla sofferenza (“anelli senza gemme”) si abbattono e diventano esseri inanimati, cose tra le cose. Vogliamo il pane per il popolo per coloro che lavorano, che sudano, che stancano le braccia nelle officine e nei campi, che si stillano il cervello sui libri e sulle carte. Provveda chi deve, agisca chi può.» (1)

Mancava il pane, dunque. E mancava ovunque, ”sul serio” e tanto “da non potere nutrire i propri bambini”, lamentava anche un periodico catanzarese descrivendo il livello di miseria toccato in quei mesi di smarrimento. Mancava la farina anche perché il grano non veniva sempre versato agli ammassi e quella che c’era fu spesso di scarsa qualità, determinando una pessima qualità di pane. Mancava soprattutto il pane bianco. Quasi per tutti faceva parte solo dei lontani ricordi. La carne era più che razionata. Il questore Giuseppe Laura, nell’aprile 1944 segnalava al governo che “...quelli di Cosenza non avevano più alcuna disponibilità e la situazione era drammatica.”

Un giornale di Cosenza del 1946 – forse il Corriere del Sud – riferiva come a fine dicembre il Piccinini, che era lì di passaggio, fosse stato chiamato ad intervenire su una quindicenne che rischiava di morire per un' infiammazione all'appendicite, che la rendeva inoperabile. Grazie all' applicazione di onde corte a cui la sottopose Elio Piccinini, l'infiammazione già il giorno dopo era scomparsa. E sempre in quell'occasione egli salvò una signora ammalata di peritonite e di fegato e un signore sofferente di ulcera duodenale. Non solo: evidentemente colpito dallo stato di necessità in cui versava quella regione, Piccinini tornò spontaneamente nel Cosentino già una ventina di giorni dopo.(2) Persino gli increduli interpretarono il suo arrivo e la sua abnegazione come un aiuto mandato dal Cielo. E in effetti Elio Piccinini, che già anni prima si era dovuto licenziare per rispondere alle richieste d'aiuto, davanti a tanta miseria arrivò a rinunciare anche agli introiti – dati sempre su base volontaria – che normalmente gli venivano da quelle visite. Così finì la sua vita il 16 marzo 1966 nell'indigenza in un ricovero per anziani di Imola.

(1) http://www.academia.edu/6465069/ La_Calabria_all_indomani_dell'_8_settembre_1943, pp. 190-191

(2) Il Corriere del Sud, Cosenza 1946, Tetucci Algemiro.Ben presente in città e nelle edicole di 37 comuni della provincia di Cosenza. Copie arrivavano anche a Roma, Catanzaro, Crotone, Salerno e a
San Bernardo in provincia di Catanzaro.


La filosofia guaritrice di Elio Piccinini.

Considerazioni fatte nel corso delle sue esperienze di guaritore tra il 1939 -1959, portarono Elio Piccinini ad affermare che „La Natura fa bene le sue cose e vuole che siano benificati i maggiori sofferenti.... Sennonchè a remare contro è incredibilmente ciò che si ritiene naturalmente connesso alla sofferenza, ovvero il dolore. Il dolore infatti è fuorviante: 'distrae', disorienta e produce anche più dolore, peggiorando di fatto lo stato del sofferente. Bisognerebbe dunque saper 'distrarsi' dal dolore, non abbandonarsi ad esso. Per farlo, è necessario innanzitutto non ritenerlo inevitabile. In questo caso esso diventa infatti vicolo cieco che conduce alla rassegnazione, 'ottenebra' l'intelletto e fa perdere la strada non solo della speranza ma anche della guarigione. 'Taci e prega, taci e spera': questo suggeriva Elio Piccinini, nella convinzione che solo nel 'silenzio orante', ovvero nel paziente silenzio che soprattutto la preghiera sa dare, l'anima allontana da sé l'inclinazione al dolore, favorendo così la predisposizione alla salute. Se negli anziani è la 'pazienza costruttiva', nei bambini è invece la naturale, congenita capacità di distrarsi dal dolore a far sì che l'effetto (terapeutico) sia massimo”. In entrambi infatti la presa di distanza dal dolore diviene sinonimo di libertà, bene, speranza e con ciò di purezza ovvero di verità. Solo chi riconosce che 'il dolore ama la verità' ed è esso stesso 'ponte' per raggiungerla, può 'essere sanato dal guaritore'. E dunque: “Ave, anima paziente, ascolta con amore chi (il dolore) ti parla con amore... Non agitarti, non imprecare, non essere impaziente...”.

In questo modo l'insegnante e guaritore di Dosso apriva ad una problematica che nel corso dei decenni successivi verrà individuata ed elaborata dalla filosofia quantistica. Il suo rappresentanteprincipalmente dal biologo e fisico tedesco Ulrich Warnke spiega: “Le funzioni di onde dei quanti materiali dell’organismo, strarìpano al di là dell’organismo in interazione con un fine prescelto. Questo avviene anche tra individui, come p.es. tra terapista e paziente. Ne derivano conseguenze sorprendenti per la intermediazione di impulsi di guarigione. Seguire un’olistica obiettivamente o secondo uno schema è impossibile. Come terapista si deve soprattutto osservare il caso singolo e fare agire la percezione intuitiva personale sia nella diagnosi e sia nella terapia. Il trattamento è quindi consapevolmente soggettivo.“ ... “Domande ancora oggi in sospeso trovano una risposta se guardiamo la guarigione come processo che coinvolge l’informazione presente nell’intelletto, a cui segue una riparazione che equivale a un processo materiale. Lo stato che permette la guarigione non viene ristrutturato, bensì adeguato ad una informazione antecedentemente memorizzata. In pratica siamo di fronte ad un salto nel passato …”, per questo “... Noi qui vogliamo concentrarci soprattutto su un aspetto: l’informazione primordiale per la nostra costruzione e per la nostra architettura.(3)

Col che diventa evidente la necessità di non precludersi la comprensione di ciò che comunque a oggi è ancora oggetto di ricerca.  A questo invitava già Elio Piccinini e non ultimo in questo - oltre che nell'eccezionale capacità di spendersi per gli altri - dobbiamo riconoscere la sua eredità.

(1) AURORA - ORGANO DEL CENTRO STUDI METAPSICHICI 9, Largo Della Pieta' - 62032 Camerino (MC)   0737 636396, ANNO XXII N. 148, maggio 1971, al 5° anniv. dalla morte di Elio Piccinini.

(2) Anna Lanzarotta, “L'uomo dei miracoli”, in 'Domenica' del 14.12.1947, Palermo

(3) Ulrich Warnke, 'Filosofia quantistica e spiritualità. La chiave per accedere ai segreti e all'essenza dell'essere.' Cap. 6, Scorpio Ed.


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