San Giuseppe tra acqua e vino: Cotignac
Trovare la fonte d'acqua di San Giuseppe, entrando da sud nella viticola Cotignac, ha davvero del miracoloso. Meglio: è come arrivare in Paradiso dopo essere passati per il Purgatorio.
Bisognerebbe semplicemente andare dritto, ignorando il paese. Ma come si fa a saperlo prima, specie se ci si è arrivati spontaneamente, magari in un improvviso rigurgito di fede?
Perchè Cotignac - che è l'unico posto al mondo in cui San Giuseppe è apparso da solo - lascia il più o meno improvvisato pellegrino completamente digiuno di informazioni: le uniche indicazioni stradali riguardano la produzione di vino, che a Cotignac evidentemente non combacia con l'acqua neppure se miracolosa.
Ed è per questo che mi ritrovai in pieno zenit a fare domande ai passanti col mio improbabile francese, nonchè a investigare su internet e a ripercorrere con l'aiuto del navigatore satellitare un tratto della strada da cui ero arrivata, nella speranza che mi fosse sfuggita qualche indicazione rivelatrice.
Ed è per questo che mi ritrovai in pieno zenit a fare domande ai passanti col mio improbabile francese, nonchè a investigare su internet e a ripercorrere con l'aiuto del navigatore satellitare un tratto della strada da cui ero arrivata, nella speranza che mi fosse sfuggita qualche indicazione rivelatrice.
Alla fine mi son dovuta arrendere e chiedere se a Cotignac non si tema che l'acqua di San Giuseppe possa far concorrenza al vino. Il che sarebbe quantomeno un'ingiustizia, visto che a Canaan fu proprio la trasformazione dell'acqua in vino a far diventare speciali le nozze. Oltretutto lì San Giuseppe era stato il grande assente, e ora dovevo constatare che a Cotignac gli stava andando pure peggio.
Per me, che sono una sua fan ma al contempo non disdegno il buon vino, non è stato facile non fermarmi in paese a degustarlo, oltretutto dopo aver attraversato il mare di vigneti che accompagna la D13. Ma se per Cotignac non esiste San Giuseppe, non può neppure esistere il pellegrino che lo cerca: l'equazione non faceva una piega, e questo mi facilitò senz'altro la partenza.
Ma non tornai indietro, verso il mare. Qualcosa mi spingeva a proseguire verso nord. I miracoli, si dice, avvengono quando uno meno se li aspetta. E infatti io non mi aspettavo più niente, quando vidi - a soli due chilometri dall'ultima casa del paese - un'indicazione, privata, che segnalava il monastero e la fonte d'acqua di San Giuseppe.
Sennonchè quei posti li avrei visti solo più tardi: invece di deviare in quella direzione, continuai inspiegabilmente ad andare diritto verso la campagna. Fu un errore di valutazione? Un colpo di sole? O forse un gesto di pietà da parte di quel padre dolcissimo, che prego da anni ogni santo giovedì perchè salvi le famiglie sinistrate e moltiplichi le vocazioni sacerdotali? Non lo so.
Certo è però che alla fine della strada - nel bel mezzo di una campagna assolata, in cui si poteva effettivamente morire di sete in perfetta solitudine come nel giorno del miracolo - c'era Lui, il caro San Giuseppe, nella sola forma inimmaginabile eppure credibile: una surreale statuina scheletrita con in braccio il Figlioletto reso quasi evanescente dalle intemperie, in una piccola cappella di pietra a forma di stele e con in cima una croce dal braccio spezzato. Pareva l'esasperazione pietrificata del sacrificio iniziato a Betlemme. Ed è per questo che lasciai lì - e solo lì - la mia preghiera e anche un rosario fosforescente, che per caso - se al 'caso' si vuol credere - avevo con me.
"Perchè Ti aiuti a illuminare il mondo", gli ho spiegato, "a cominciare, possibilmente, proprio da qui, da Cotignac".
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